Speranze
cosparse di sale fino ad esasperare il palato
lasciatemi sognare un mondo facile
in cui io sia Sola
Sole proprio
Ormeggio di me stessa
Lontana dalla mia umanità
Albero bagnato
in cui il mio egoismo sia sano tronco di vite
intreccio di margherite
e non di spine ancora insanguinate.
Ti voglio
come se fossi un mio braccio.
Non mi staccate un braccio
vi supplico per favore
ma la tua ombra cammina
cammina via.
Lasciami maneggiare ancora un po’ la tua copertina del tuo libro
scorrere le pagine
lungo romanzo
prolisso
discorsivo nei contenuti
ellittico miscuglio di pezzi copiati
intarsio sagace di idee e umorismo malinconico
…solido poema epico
insegnami,
parlami,
sussurrami,
cammina con me
spiegami cosa significa valore,
i valori,
perché il plurale e il singolare?
tu sembri saperlo.
Che dico… che stanca che sono
stremata
aizzata da erculea insoddisfazione
con che risolutezza dissennata procedo a staccare il mio braccio
piano piano….
che io sia cannibale
affamata del mio stesso dolore?
Voglio urlarti
parlarti
cantarti affannata
biascicare parole appiccicose
lusinghiere
lo ammetto, vipere assetate, che ti tengano a me.
Voglio divorarti velocemente
e poi rileggerti di nuovo
piano…
come di fronte al mare infinito e sempre eterno
non al suono del fiume che erode le cose
in silenzio religioso
e con quel senso di salato che mi lasci in bocca,
come le mie speranze.